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Beady Eye, parla Liam Gallagher: «C’è vita dopo gli Oasis e a luglio saremo in Italia»

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Liam Gallagher e i suoi Beady Eye ci riprovano. A quattro anni dalla separazione degli Oasis (i fratelli Gallagher continuano a non parlarsi), e due dal tiepido successo di «Different Gear, Still Speeding», «solo» 700 mila copie vendute contro il milione raggiunto da quello del fratello/rivale Noel, è ora la volta di «BE», uscito il 10 giugno 2013 e anticipato dal singolo «A second bite of the apple. «Un disco magico» annuncia Liam quando lo incontriamo, nel salottino di uno studio di registrazione del Nord di Londra. «un disco potente, che spero piaccia come piace a me. Ma se così non fosse» aggiunge filosoficamente <l’unica alternativa sarà convincere i fan, tornando a suonare dal vivo». Accanto a Liam, Andy Bell e Gem Archer, i fedeli ex Oasis con cui alla cerimonia di chiusura delle scorse Olimpiadi ha eseguito una magistrale Wonderwall, Chris Sharrock e Dave Sitek, un producer tutto nuovo.

Da dove nasce «BE»?
«Dai tempi morti dell’ultimo tour. Che abbiamo riempito scherzando, giocando (magari a biliardo, come ora, nella saletta al primo piano dei John Henry’s Studios, ndr), e pensando a nuovi brani. Come può immaginare, sedermi a tavolino con l’intento di scrivere canzoni, non è proprio il mio stile».

Esiste un filo conduttore?
«Probabilmente no. Agli inizi del 2012, annoiati a morte dopo la fine dell’ultimo tour, abbiamo ricominciato a suonare insieme e a lavorare su quello che avevamo prodotto nei mesi precedenti. Per 6, 7 mesi, abbiamo vissuto e respirato musica. Fino a che, un giorno, abbiamo scoperto che eravamo pronti per registrare il nuovo album».

Come mai avete scelto Dave Sitek quale producer?
«C’erano in ballo altri nomi, ma due settimane prima di iniziare a registrare, ci venne suggerito Sitek, e abbiamo deciso di provare. Un azzardo, ma dato che eravamo consapevoli dell’ottima qualità del nostro materiale, anche se non sapevamo che cosa aspettarci, ci siamo buttati».

Soddisfatti?
«Mettiamola così, se non ci avesse soddisfatto, non gli avremmo permesso di toccare la nostra musica. E come a Dave sono piaciute le nostre canzoni, a noi è piaciuto il suo stile».

«BE» è ritmi rock, ma anche intime ballad.
«Direi che è un album che ha un cuore, ma anche un’anima dark. Come il nostro stato d’animo quando l’abbiamo composto. Perché solo riflettendo quello che provi, riesci a scrivere brani che abbiano un senso, che riescano a toccare chi li ascolta».

A proposito di sentimenti. Qual è il più forte: l’amore o l’odio?
«L’amore, ma forse, sono allo stesso livello».

«Don’t Brother Me» è la sua (velata) offerta di riconcialiazione a Noel?
«Può darsi. Visto che sembra essere l’opinione più diffusa. In realtà ho due fratelli, quindi parla di Noel, ma anche di Paul, mio fratello maggiore».

È vero che alla fine dello scorso campionato, la vittoria del Manchester City vi ha dato la scusa per ricominciare a parlarvi?
«Circola su internet, ma è una notizia priva di fondamento
».

Che cosa è più eccitante, un nuovo album o un nuovo tour?
«Non ci sono dubbi. Il tour».

Il 6 luglio sarete in Italia, al Pistoia Blues Festival.
«E non vediamo l’ora! Adoriamo l’Italia e i suoi fan. Io ho trascorso parecchie vacanze sul lago di Como, Andy ci si è sposato (con Shiarra, la sua seconda moglie, ndr), e il figlio di Gem è appena stato con la sua band a un festival sul Lago di Garda. Dell’Italia ci piace tutto, il cibo, la gente, il clima. E suoneremmo volentieri ovunque…».

 


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